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70 anni di successo: l’Idraulica Mobile in Italia

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La tecnologia idraulica mediante olio, come fluido in pressione nell’equipaggiamento delle macchine mobili, è arrivata in Italia nel corso degli anni ‘50. In questo campo, la Bosch Rexroth Italia, all’epoca Ruhrital, fu subito pioniera, anche perché il Paese presentava delle condizioni e un mercato adatto allo sviluppo e diffusione di questa tecnologia.

Quando parliamo di idraulica mobile, intendiamo l’applicazione di componenti e tecnologia idraulica su macchinari non stazionari, che presentano quindi sfide di potenza e compattezza da dover affrontare. In particolare, Rexroth si concentrò sull’equipaggiamento delle macchine movimento terra, di cui l’Italia presentava numerose eccellenze.

Il movimento terra in Italia

Fino agli anni ’50, non esistevano escavatori interamente idraulici prodotti in Europa, e in Italia pionieri furono i fratelli Bruneri che realizzarono il primo modello nel 1953, denominato “Yumbo” portandolo poi alla commercializzazione con la ditta Hydromac, fondata da uno solo dei due fratelli.

In quegli anni di vivacità economica grazie al Boom, in Italia nacquero diversi produttori di escavatori, di cui citiamo i più noti come FIAT, la citata Hydromac, SIMIC, Macmoter, FAI, Benati, Berco e altre. Con un mercato così vivace, la necessità di rifornire di componentistica idraulica questi produttori fu subito recepita dalla Rexroth S.p.A., che portò i prodotti utilizzati nel mercato tedesco in quello italiano. In particolare, l’innovazione tecnologica riguardava la possibilità di poter arrivare a pressioni maggiori: anziché con pompe a ingranaggi e basse pressioni, Rexroth concedeva al mercato italiano una gamma che permetteva di ridurre i volumi di olio impiegato e arrivare a pressioni maggiori. Una rivoluzione, anche lenta, che ci vide presenti. Da qui, l’Italia divenne laboratorio per il mobile a livello mondiale: i nostri costruttori nazionali progettavano modelli innovativi, e potevano farlo grazie al contributo di consulenza della Rexroth S.p.A., che collaudava persino le macchine col suo servizio di service.

Alcuni casi di innovazione tecnologica

Nei primi anni ‘80, Macmoter fu la prima azienda a produrre miniescavatori in Europa, ideati nel mercato asiatico. La parte idraulica fu studiata con Rexroth e la soluzione e i componenti introdotti vennero poi adottati anche da FAI e Komatsu. L’innovazione nasceva nel mondo, il mercato italiano la reinterpretava secondo nuovi schemi di successo e la restituiva generando per il paese valore aggiunto. Fu in quegli anni che Rexroth divenne un riferimento mondiale per tutti i produttori di macchine movimento terra. Sempre con Macmoter, Rexroth realizzò i primi Dozer idrostatici con regolazione idraulica e regolazione elettronica, poi imitati da competitor famosi negli USA.

Questo grande passo in termini di volume di fatturato fu dovuto anche ai miglioramenti della tecnologia di trasmissione idrostatica a circuito chiuso per tutte le utility machine: ideata da alcuni competitor con piccole quote di mercato, si diffuse notevolmente nel momento in cui Rexroth vi si affacciò, innovando in termini di controllo dei carichi, delle pressioni, delle potenze. Il mercato rispose positivamente portando il market share del gruppo Rexroth a ridosso del 50% tra gli anni ’80 e ’90.

Arrivati al 2001 con la fusione con Bosch, l’unione tra le due case portò Bosch Rexroth a ritrovarsi leader sia nella fornitura di componenti idraulici delle macchine movimento terra, che in quella dei trattori, dove invece era sempre stata forte Bosch. La fusione fu un travaso di conoscenze, e permise di sinergizzare i due settori grazie all’assenza di sovrapposizioni e all’expertise pluridecennale conseguita da entrambe le società.  Grazie a questo, Bosch Rexroth si confermò come il riferimento principale nel campo dell’idraulica per gruppi di rilevanza mondiale come CNH e SAME.

Strategia vincente e condizioni del mercato

Il successo del modello della divisione mobile della Rexroth S.p.A. è dovuto a diversi fattori: anzitutto il Paese stesso. Come detto, l’Italia ebbe grazie al Boom economico numerosi costruttori di macchine mobili che richiedevano componentistica idraulica. Anche oggi, i costruttori nel mondo sono pochi, e l’Italia è uno dei paesi con alte quote di macchine realizzate. In moltissimi altri Stati, la % di produzione è risibile. Un altro fattore di successo è la strategia che Rexroth-Ruhrital utilizzò sin dai primi anni: un business model a importazione diretta, che lasciava alla sede di Milano – Cernusco sul Naviglio – la competenza tecnica, commerciale e il coordinamento logistico. Delegava infatti la produzione ad altri player – ossia la sua controparte tedesca. Questa soluzione permetteva efficienza e risparmi, e consentiva di concentrare gli sforzi della Rexroth italiana sulla consulenza tecnica ai clienti e sul service.

La manutenzione costante, la disponibilità e la prontezza nel risolvere i problemi che avevano i produttori di macchine mobili ha consolidato negli anni un rapporto di fiducia che riflette, anche oggi, i valori della direzione aziendale di allora: la volontà di partecipare alla crescita del Paese, portando in Italia la tecnologia tedesca in funzione dei bisogni dei clienti italiani, delle richieste nazionali; muovendo da un rigore tecnico e morale indiscutibile, testimoniato da questi 70 anni di successi.

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